Fonte : lastampa.it
Le potenti lobby agricole dicono che Bruxelles impone all’Italia di cambiare il modo di produrre il formaggio, ma non è vero. Il governo tiene duro. La Commissione ci porterà in infrazione. Ne valeva la pena?
Con ogni probabilità la Commissione europea aprirà presto una procedura di infrazione contro l’Italia perché una norma del 1974 impedisce la produzione sul suolo nazionale di formaggi fatti (anche) con il latte in polvere.
La lobby agricola è scatenata da luglio e parla di diktat, descrive scenari catastrofici. Il governo, sinora, l’ha seguita col modulo del copia e incolla. Il ministro Martina ha scritto a Bruxelles per dire che la legge non si cambia, notizia diffusa dalla lobby e non dal governo stesso. Facilmente verremo sanzionati e si aprirà un ennesimo caso legale con Bruxelles. Ma non se ne poteva davvero fare a meno?
La storia. A fine maggio la Commissione europea, il cui ruolo è anche quello di controllare che gli stati membri applichino le leggi che hanno contribuito ad approvare, ha intimato all’Italia di cambiare una disposizione di 41 anni fa, pena l’apertura di una procedura di infrazione. La norma in questione – adottata in Europa con il voto dell’Italia, sia chiaro, e non da un euroburocrate impazzito e preso da foga regolamentatrice – vieta in modo tassativo la produzione di latte o formaggi attraverso l’uso, anche solo parziale, del latte in polvere. Secondo Bruxelles, essa viola il principio della libera circolazione delle merci. Perché impedisce agli stranieri, che già adottano questa tecnica, di lavorare in Italia. Cioè allungare il latte vero e liquido con quello in polvere.
La reazione. Le lobby agricole hanno detto che il settore è a rischio e, con lui, la nostra salute. Hanno detto che il diktat di Bruxelles ci costringe a produrre col latte in polvere.
Falso. O, quantomeno, non vero. Falsa l’imposizione. E falso lo slogan dei “formaggi senza latte”. Il latte c’è, solo che non è fresco. Ecco perché.
1. I formaggi fatti anche con latte in polvere sono già nei nostri supermercati e, se li compriamo, sulle nostre tavole. Il che vale anche per molti gelati e in numerose merendine. “Il latte in polvere e altri derivati anidri del latte vengono utilizzati all’estero, a livello industriale, per produrre formaggi molli e in percentuali molto basse in rapporto al latte fresco”, ha dichiarato la scorsa estate all’Espresso, Andrea Galli, direttore del Centro di ricerca per le produzioni formaggere e lattiero-casearie del Crea. “In teoria – ha precisato Galli – si potrebbe fare un formaggio usando esclusivamente polvere di latte, ma in pratica nessuno lo fa perché non avrebbe senso: bisognerebbe ripensare completamente il processo produttivo”. A fronte di vantaggi marginali.
2. Le regole europee non chiedono all’Italia di produrre formaggi con il latte in polvere. Nessuna imposizione. Possiamo continuare a fare come una volta e, su base volontaria, possiamo anche scriverlo in etichetta. Dunque basta far finta di niente e andare avanti.
3. Comunque sia, da noi la polvere di latte è già consentita per la produzione di formaggi fusi.
4. A maggior ragione il principio vare per i prodotti protetti, dal Dop in poi. Essi rispondono a un disciplinare preciso e continueranno ad essere preparati solo con latte liquido. Impossibile fare altrimenti, pena un procedimento di frode. Parliamo del Reggiano, del gorgonzola. Del taleggio etc.
5. ll latte in polvere uccide? Non scherziamo. Gli esperti tengono sottolineare che il latte in polvere non comporta alcuni rischio alimentare. E’ un latte come gli altri. Ha solo la dote di durare più a lungo. I grassi sono gli stessi del liquido. Si riscontra solo una minore presenza di proteine e vitamine. Non fa male. Semmai meno bene.
Giusto ieri la Coldiretti ha diffuso un comunicato per dire che la Commissione “voleva imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni”. A Bruxelles negano che questo sia il punto e lo spiegano con gli argomenti di cui sopra. Perché, assicura un portavoce, “comunque vada, chi vuole può astenersi liberamente e senza conseguenze da usare latte in polvere”.
Polvere di stalle. Adesso lo sapete anche voi.