Fonte : Il Fatto Alimentare
La frase di Ségolène Royal sulla Nutella ha creato un certo scompiglio tanto che la ministra ha dovuto scusarsi. Forse è stato un errore prendersela solo con Ferrero, ma il concetto espresso nell’intervista è comunque valido. Mangiare prodotti con olio di palma contribuisce a distruggere le foreste tropicali. Il dato è incontestabile. La gente deve sapere che continuando a mangiare brioche, biscotti, creme di nocciola, fette biscottate e altri prodotti da forno preparati con olio di palma la devastazione delle foreste tropicali continua. Certo da qualche anno esistono coltivazioni sostenibili che rispettano certe regole, ma si tratta di una quantità minima controllata da una struttura come RSPO criticata per le troppe lacune nei controlli. In ogni caso Nutella utilizza da 50 anni olio di palma per i suoi prodotti e c’è da chiedersi quanto olio certificato sia stato comprato e quanto invece proveniva da coltivazioni incontrollate. La stessa Barilla che usa olio di palma per la quasi totalità di biscotti e merendine solo quest’anno sarà in grado di garantire l’approvvigionamento al 100% di olio certificato RSPO. Vuol dire che fino ad ora una parte di materia prima proveniva da piantagioni non sostenibili. Purtroppo la domanda di palma aumenta ogni giorno e le foreste continuano a essere distrutte.
C’è un altro elemento su cui riflettere e riguarda la salubrità del palma, un olio che compare tra gli ingredienti del 90% dei prodotti da forno in commercio e quindi molto presente nella dieta degli italiani. Purtroppo i documenti che trattano questo tema sono pochi e a breve, comunque in ritardo, uscirà il primo dossier ufficiale firmato dall’ex Inran ora CRA-NUT. Al riguardo è interessante però sfogliare l’aggiornamento sul fabbisogno nutrizionali dei francesi (ANC) pubblicato dal’Anses nel maggio 2011 che parla anche dell’olio di palma (Vedi allegato). Nell’introduzione si dice che tra i motivi che hanno portato all’aggiornamento è il ruolo degli acidi grassi saturi (AGS) totali nell’apporto energetico e la necessità di distinguere tra i differenti AGS, tenendo conto dell’impatto differenziato sul metabolismo lipidico e sulla salute. Il testo fa riferimento esplicitamente all’effetto aterogeno di alcuni AGS quando sono assunti a livelli elevati e indica in modo esplicito l’acido palmitico, sottolineando l’assenza di effetti negativi per altri acidi grassi a catena corta e a catena media (acido stearico).
Considerando che l’acido palmitico è il componente maggioritario dell’olio di palma si capisce il giudizio negativo dei nutrizionisti che hanno sempre sconsigliato l’impiego del grasso tropicale. Anche l’equiparazione con il burro risulta scorretta, in quanto l’acido palmitico contenuto nel palma è quasi doppio. C’è di più: il burro è anche ricco di acidi grassi saturi a corta e media catena e di acido stearico che l’Anses ritiene non avere effetti negativi sull’organismo. Per questi motivi il burro ha un effetto meno invasivo rispetto al palma a parità di contenuto di saturi. Il confronto poi tra il palma e gli altri grassi vegetali è ancora più critico visto che la quantità di palmitico nell’arachide, mais, soia è ancora minore.
L’ultimo dato del rapporto Anses che vogliamo ricordare è l’eccessiva presenza di acidi grassi saturi che nella dieta dei francesi (il 16% dell’apporto energetico quando il valore dovrebbe essere inferiore a 12%). In Italia non ci sono dati aggiornati. Secondo Aidepi ogni italiano attraverso i dolci assume 2,8 grammi di acidi grassi saturi al giorno (il documento non lo dice esplicitamente ma si tratta perlopiù di palma). La quantità è ridicola visto che bastano due biscotti Macine Mulino Bianco, oppure due biscotti Campagnole o Abbracci per raggiungere il valore limite. Qualsiasi genitore sa che un ragazzino quando fa colazione mangia più di due biscotti. Considerando anche una merendina nel pomeriggio e magari una cotoletta impanata si conclude la giornata con 18 g di acidi grassi saturi quasi tutti provenienti dal palma. Ma il calcolo dei grassi saturi non è finito perché bisogna considerare anche i 2,5 g di saturi presenti in una tazza di latte intero, e quelli nascosti nel formaggio, nella carne e in altri prodotti. Troppi.
Per questo motivo l’appello di Segolene Royale è valido. È importante non consumare prodotti con il palma per evitare la distruzione di altra foresta tropicale e per salvaguardare la salute delle nostre arterie.