[fonte: www.quotidianosanità.it]
La cifra nell’ultimo report del Cabinet Office del governo Cameron “sui grandi rischi”. Secondo gli esperti inglesi la resistenza agli antibiotici, se non si troveranno soluzioni o farmaci alternativi, potrebbe causare problemi seri ad oltre 200mila cittadini. E di queste 80mila moriranno. IL RAPPORTO BRITANNICO.
06 APR – Ha suscitato grande scalpore sui media il rapporto del Cabinet Office del governo britannico contenuto nell’ultimo National Risk Register of Civil Emergencies appena pubblicato. E in particolare il rischio di una vera e propria epidemia di resistenza agli antibiotici che potrebbe colpire da qui a 20 anni 200mila cittadini del Regno Unito causandone la morte di almeno 80mila.
Il rapporto del Cabine Office (una sorta di sottosegretario alla presidenza nostrano) spazia dal rischio terrorismo a quello di catastrofi naturali. Ma il dato che ha più impressionato i media in questi giorni festivi è stato quello sull’antibiotico resistenza. E forse è un bene, almeno per scuotere l’opinione pubblica su un tema che, nonostante se ne parli da anni, ancora stenta a passare come rischio reale tra le comunità.
E pensare che solo un anno fa l’Organizzazione mondiale della sanità lanciava un allarme globale. “L’era post-antibiotici – nella quale infezioni comuni e lievi ferite possono diventare mortali – ormai lontana dall’essere considerata una fantasia apocalittica, è diventata invece una reale possibilità del XXI secolo”: diceva Keiji Fukuda, Vicedirettore per la Sicurezza Sanitaria dell’Oms, nella prefazione al 1° Rapporto Globale sulla resistenza antimicrobica (AMR), pubblicato il 30 aprile 2014 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Un rapporto a tinte foschissime che ora, indirettamente, il report britannico ci fa rileggere con dati più vicini a noi.
Quello che ha infatti impressionato i media sono senz’altro quelle stime, 200mila infettati e 80mila morti, a causa del flop degli antibiotici ormai divenuti “armi scariche” per il troppo uso che ne abbiamo negli ultimi decenni.
“Senza antibiotici efficaci – scrive il governo britannico nel suo rapporto – anche la chirurgia minore e le operazioni di routine potrebbero diventare procedure ad alto rischio, con conseguente aumento della durata della malattia e di mortalità prematura fine”.
“Gran parte della medicina moderna (per esempio, trapianto di organi, chirurgia intestinale e alcuni trattamenti tumorali) – prosegue il report – può diventare pericoloso a causa del rischio di infezione. Inoltre, pandemie influenzali diventerebbero più grave, senza trattamenti efficaci”.
Ed ecco le stime che hanno terrorizzato i britannici, e non solo, viste le prime pagine web anche dei nostri quotidiani nazionali. “Il numero di infezioni complicate da resistenza agli antibiotici dovrebbero aumentare notevolmente nei prossimi 20 anni. Se un focolaio diffuso dovesse verificarsi, ci si potrà aspettare che circa 200.000 persone colpite da un infezione batterica del sangue non possano essere curate efficacemente con i farmaci esistenti, e che circa 80.000 di queste persone potrebbero morire”.
E poi via con l’elenco delle azioni già intraprese a livello nazionale e internazionale. A partire dalla collaborazione necessaria con l’Oms e con le autorità sanitarie degli altri Paesi.
Per i britannici è infatti “necessaria un’azione internazionale coordinata per affrontare le antibiotico resistenze, ponendole come questione prioritaria per l’Organizzazione Mondiale della Sanità e di altri organismi delle Nazioni Unite”.
Ma è chiaro che l’attenzione si pone anche sul piano della ricerca con l’impegno del Governo britannico a seguire da vicino e stimolare “lo sviluppo di nuovi antibiotici”, ma anche nuove vie di ricerca scientifica per “al fine di modificare i metodi per il trattamento di malattie infettive”.